Un progetto diretto a creare uno “spazio” per favorire le relazioni, ove le persone siano stimolate a riscoprire il senso di appartenenza e di identificazione alla propria Comunità, mediante un recupero dei luoghi, delle tradizioni, della propria cultura e delle abitudini ormai perdute di mutuo aiuto tipiche del buon vicinato.
Dal mese di settembre 2010 un gruppo di donne di San Felice, rifacendosi all’esperienza del “Filos“ di Castiglione delle Stiviere, ha manifestato l’intenzione di ritrovarsi per dedicarsi del tempo e trascorrere dei momenti di leggerezza facendo assieme delle attività (cucina, lavoro a maglia, patchwork, passeggiate, cura della persona… ) e richiedendo alla nostra Associazione un supporto per l’avvio di detta iniziativa. Ciò che a livello sociologico e metodologico fa comprendere la rilevanza di questa proposta, sta nella necessità manifestata di creare un luogo ove curare le relazioni, tutto ciò in un’epoca di grande trasformazione del sistema familiare, quando sono in notevole aumento i nuclei formati da 1 o 2 componenti e gli scambi e i legami vengono sempre più ricercati all’esterno.
Un tempo la Comunità locale e la famiglia allargata rappresentavano i luoghi relazionali per eccellenza, ora assistiamo sempre più ad una diminuzione delle forme di socialità allargata: gli stessi luoghi di lavoro non consentono più la socializzazione e il dialogo interpersonale, così pure la parrocchia non rappresenta più un luogo di riferimento per i momenti di difficoltà e di crisi.
L’idea del progetto “Il Filo’“ come “nucleo relazionale” per far (ri)-emergere forme di solidarietà nella Comunità, nasce come risposta ad un bisogno portato da un gruppo di donne. E’ proprio questa lettura, presentata dalle dirette interessate, che ha mosso l’associazione A.M.A. verso l’ideazione della proposta.
La metodologia d’intervento dell’associazione è di porre sempre al centro di ogni progetto ed azione le persone che condividono uno stesso bisogno: chi meglio di loro è in grado di leggerlo e comprenderlo? Chi meglio di loro è quindi in grado di progettare interventi che si strutturino su effettivi bisogni? Sono quindi i portatori dei bisogni ad essere i veri protagonisti: protagonisti nella lettura delle loro reali necessità, protagonisti nell’ingegnarsi a trovare e creare soluzioni per soddisfarli. Ciò porta i soggetti ad assumere un ruolo attivo che li favorisce nell’accrescimento delle proprie capacità di valutazione e risoluzione delle varie situazioni, ma allo stesso tempo porta alla crescita di una comunità competente. Comunità capace di una lettura critica verso se stessa e in grado di riconoscere i propri bisogni e mobilitare le risorse (umane, economiche.. ) per superarli.
La Comunità competente si fonda sulla partecipazione spontanea dei cittadini e sul sostegno sociale come supporto emotivo, informativo e strumentale. Pertanto, “Il Filo’“ non vuole essere una risposta a situazioni di disagio emergenti, ma è indirizzata alle persone e alle famiglie nella “normalità“: favorire gli incontri fra le persone, la comprensione, il sostegno reciproco, sono alcune delle azioni anche di primo livello, ma fortemente efficaci, che si intende promuovere.
Mara Mutti